La Società Robotica: Il “Problema” Di Essere Diversi
Quante volte sentiamo dire:
“Chissà se in futuro le macchine sostituiranno le persone!”
“Chissà fino a che punto potranno arrivare, ci ruberanno tutto il lavoro!”
Nella vita di tutti i giorni, siamo così occupati a preoccuparci di quello che accadrà nel futuro, che non vediamo il problema che è già in essere da generazioni, proprio sotto i nostri occhi.
Noi, stiamo diventando macchine.
Il problema, infatti, non è se le macchine prenderanno il nostro posto in futuro, ma che noi stiamo già prendendo il loro nel presente. Macchine tutte uguali, che vogliono le stesse cose, che ambiscono agli stessi obiettivi di stabilità e produttività. L’inghippo è che più hanno, più sono insoddisfatte.
Società Produttiva o Costruttiva?
Su questa strada la salute mentale ed il sistema di produzione della società stanno lentamente collassando. È evidente che il processo di omologazione, proprio della società consumistica, sta promuovendo una società produttiva e uniformata, ma non di certo una società costruttiva e sana.
Dove sta la differenza?
E perché questo dovrebbe essere un problema?
Perché sia un problema, ce lo dicono i dati sulla salute mentale degli ultimi anni (https://www.performatsalute.it/blog/benessere-psicologico-tra-gli-adolescenti-cosa-dicono-i-dati-istat/). Questi dati, infatti, evidenziano uno stato di sofferenza mentale, soprattutto tra i più giovani. Tale sofferenza è frutto di un disequilibrio sociale: è cioè evidente che gli ingredienti utilizzati per creare una società che funziona, sono mal dosati o manca qualcosa. Il pizzico di sale da aggiungere alla ricetta è la parola costruttiva. Se la parola produttiva, infatti, non è accompagnata da costruttiva, la società è destinata a implodere. Pensare a produrre senza occuparsi di rendere sostenibile a lungo termine la produttività è esattamente come fare una ciambella senza farina: il risultato sarà sempre deludente e l’impasto non si consoliderà mai. Quello che sta accadendo oggi, infatti, è l’insorgere di sintomi “implosivi” di depressione, ansia, burnout, stress lavoro-correlato e disturbi alimentari. Silenzioso ed insidioso, il disagio psicologico striscia come un serpente nelle tubature delle società moderne. Le persone stanno andando verso un collasso interiore. Non riescono ad amalgamarsi alle richieste della società.
Siamo Ciò che Mangiamo
“Siamo ciò che mangiamo” ci dicono sempre. Bene, e noi di cosa ci stiamo nutrendo in questo momento? La risposta più evidente è di zuccheri, additivi e materialismo. La società continua a costruire bisogni nuovi da soddisfare, principalmente bisogni materiali: il cellulare più nuovo, la macchina più bella, i cereali più fitness, il cibo per il gatto più ecologico. Siamo così rimpinzati e ingordi di questi bisogni, da essere saturi e di conseguenza sordi all’ascolto dei bisogni personali, quelli che non si toccano con mano.
Non c’è niente di sbagliato nel materialismo in sé, sia chiaro. Come sempre il problema sono gli eccessi e l’uso che se ne fa. Al momento sembra esserci una grossa perdita di equilibrio tra spiritualità, intesa come parte più autentica, legata alle inclinazioni ed ai valori personali, ed il materialismo, ovvero la ricerca di piacere attraverso beni materiali. Come quando si mangia troppa cioccolata, è possibile prevedere che si avrà il mal di pancia. Ad ogni causa corrisponde un effetto coerente.
Tuttavia, ciò che richiama l’attenzione ai piani alti, è perlopiù correlato a problemi “materiali”, legati alla produttività. I problemi “invisibili”, legati al benessere psico-fisico passano inosservati. Il punto è che le due cose sono imprescindibili ed interdipendenti.
Il Lavoratore Modello
Quando si parla di società produttiva, non si può non parlare di lavoro. Il contesto lavorativo soffre in modo significativo di questa grande perdita di equilibrio tra produttività e umanità. La popolazione generale vive livelli di stress talmente elevati, che i tassi di burnout e di stress lavoro-correlato sono arrivati alle stelle. Le persone non ce la fanno più.
Uno degli aspetti alla base di questa fatica è stata ed è la ricerca costante del “lavoratore modello”. Con questa terminologia si intende la ricerca del lavoratore che esegue in modo impeccabile le regole e le mansioni da svolgere, senza creare problemi. Tuttavia, questo modello aziendale sembra non funzionare più. Perché? Perché ignora in modo significativo la unicità e la ricchezza di ciascun individuo. Questo, a lungo andare, genera inevitabilmente sofferenza: non siamo meri esecutori, macchine, siamo persone. Questo modello invece, comporta il rischio di assumere le sembianze di “muli da soma” più che di persone. La conseguenza è un grande senso di insoddisfazione, stanchezza, scarso riconoscimento e scarsa motivazione a svolgere bene il proprio lavoro. A volte la conseguenza è direttamente il licenziamento, fomentando un processo di turnover senza precedenti.
Così, silenziosamente le persone si spengono, adattandosi al processo di omologazione e rassegnandosi all’idea che tutto questo sia normale. In azienda e nella società, ciò che è diverso dalle aspettative e che non segue le linee di produzione è faticosamente accettato, perché non prende parte in modo lineare al grande Matrix della società produttiva, o ancora potremmo dire, al Grande Fratello della società moderna. O almeno, così è stato fino a poco tempo fa. Ultimamente, con i primi segnali di collasso, si iniziano a considerare nuove strade ed a chiedersi a livello mondiale ed europeo, quali alternative potrebbero esserci a quella del “lavoratore modello”.
La Biodiversità
La natura ci ricorda che non siamo programmati per vivere in un Matrix gestito da macchine. Noi siamo parte di un sistema vivente, che è la terra, che ha un cuore biologico che continua a pulsare, grazie alla biodiversità. Ciò che ci permette di sopravvivere e di vivere è che siamo diversi e che ognuno, con la sua diversità, apporta una ricchezza e un contributo al progresso, alla vita.
Ad oggi, invece, ciò che è diverso sembra essere associato a un giudizio implicito di inferiorità e/o di ineguaglianza. Qualcosa o qualcuno/a diverso/a, suscita sentimenti di diffidenza, sospetto, anziché apertura e curiosità. Questa è la conseguenza del dualismo. L’uomo ha creato qualcosa che in natura non esiste, ovvero il dualismo “Io – Altro”, intese come due realtà a sé stanti, separate. L’ape non si domanda se il fiore è diverso da lei, segue il suo impulso innato di impollinarlo. Le sue azioni sono programmate per contribuire alla vita della terra e quindi anche alla sua esistenza. Lei è ape e anche fiore. Sono interdipendenti, non due cose separate. Perché senza apportare il suo contributo al fiore, l’ape non potrebbe esistere. La natura, e di conseguenza la vita che la costituisce, si fonda su un istinto innato di appartenenza a un tutto. Questo istinto di appartenenza crea un senso di armonia e di totalità, in cui non esistono luci ed ombre, ma solo un profondo senso di pace. Il dualismo, al contrario, è inevitabilmente fonte di sofferenza e di sentimenti spiacevoli, perchè si basa sul conflitto e sul concetto mentale degli opposti.
La Chiave del Successo In Azienda
Qualcuno probabilmente a questo punto si sta chiedendo: Perché parlare di biodiversità mentre si parla di lavoro e aziende? La risposta è molto semplice. Per capire veramente i temi che si stanno affrontando, bisogna prima ricordarsi da dove veniamo e quale è la nostra natura. Siamo esseri umani, parte del ciclo della natura. Non macchine create da una fabbrica.
Ora che abbiamo fatto questa riflessione, possiamo chiederci: Come mai è così difficile per le aziende oggi avere successo?
La risposta sta proprio nella visione dualistica. Ciò che si sta perdendo di vista guardando solo alla produzione in senso stretto, è che prendersi cura del benessere psico-fisico, significa prendersi cura della produttività della società. Non sono due cose opposte, o indipendenti. Quante volte vediamo persone o noi in primis tirare il fazzoletto o la sigaretta per terra, come se fosse una cosa normale, senza preoccuparsi delle conseguenze di tale azione? Come se noi e la natura fossimo due entità separate, a sé stanti. Ma non è così. Di fatto in quel momento stai utilizzando come bidone della spazzatura la tua casa. Questo avrà in futuro delle conseguenze, in quanto ad ogni causa corrisponde un effetto coerente. Lo stesso ragionamento vale per la produttività. Se non si ritorna a vedere il benessere psico-fisico come inter-dipendente dalla produttività, il sistema crollerà. Infatti, non potrà reggere ancora a lungo lo sguardo di indifferenza e la presenza di “anestetizzazione emotiva” portati dal dualismo.
La Diversity nelle Aziende
Questa riflessione, se non fosse chiaro, non ha risvolti solo etici, ma anche e soprattutto pratici. È stato dimostrato che accogliere la diversità in azienda aumenta significativamente le probabilità di successo di quest’ultima, sia dal punto di vista finanziario che in termini di innovazione e reputazione. Una produttività più efficace e sostenibile, permette alla società di vivere più serenamente, e così il ciclo riprende a fluire con armonia.
Quando si parla di diversità in azienda, si fa riferimento a tutte quelle differenze di varia natura che caratterizzano i lavoratori: da quelle riguardanti il genere, l’orientamento sessuale e religioso, alle differenze generazionali.
Ad oggi si parla di “D&I” (Diversity & Inclusion), per riferirsi alle politiche di sviluppo aziendali. La valorizzazione della diversità è anche uno degli obiettivi prestabiliti dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, con l’obiettivo di attuare azioni che dirigano il management aziendale su questa strada.
Gli studi, infatti, dimostrano che accogliere la diversità in azienda ha innumerevoli vantaggi. Le persone che fanno parte di un ambiente inclusivo, sono più serene, soddisfatte e sono incentivate a dare il meglio di sé a lavoro. Questo accade perché sentono una coerenza tra i propri valori personali e i valori della cultura aziendale, al punto che sono disposti a lavorare extra, ad incaricarsi di più mansioni per il piacere di fare qualcosa in cui credono ed in cui si sentono riconosciuti. In un ambiente lavorativo dove tutti si sentono inclusi e a loro agio, i dipendenti sono più felici e questo non solo contribuisce a una cultura aziendale più funzionale ed ad un clima aziendale meno conflittuale, ma anche a un aumento della produttività e a un miglioramento della reputazione dell’impresa. Va considerato infatti il vantaggio per l’immagine aziendale: l’integrazione e il rispetto delle diversità, rappresentano un ingrediente prezioso agli occhi dei clienti attuali e potenziali e degli stakeholders.
Secondo uno studio condotto da McKinsey sulle prestazioni lavorative dei team inclusivi è emerso che Team inclusivi hanno performance più alte del 35% rispetto a team non inclusivi. Quelli composti per il 50% da donne e per il 50% da uomini generano un profitto più alto del 41%. I team eterogenei mostrano una creatività maggiore e quindi risultati e soluzioni più efficaci (Diversity Management: Cos’è e perché è importante? – QRP International).
La valorizzazione della diversità sembra essere anche uno dei parametri in base al quale i dipendenti attuali o potenziali valutano un’azienda, come mostrato dallo studio condotto da Employer Brand Research 2022, a cui ha partecipato anche l’Italia (Diversity Management: che cos’è e perché è importante (randstad.it). Ciò vale soprattutto per la generazione Z, ossia le persone di età compresa tra i 18 e i 25 anni. Intervistandoli su cosa cerchino in un’azienda, hanno indicato che tra gli aspetti primari c’è la valorizzazione della diversità e dell’inclusione.
La Metafora della Roccia
La diversità è parte della vita, non un nemico da combattere. Quando una roccia si stacca dal suo masso, le azioni possibili da perseguire sono due: pretendere che la roccia non cambi, che rimanga dove è e fare un grande sforzo per spingerla e trattenerla, oppure accettare che rotoli, che cambi e piuttosto spingerla per dirigerla nella direzione più conveniente. Uscendo dalla metafora, questo è il momento di scegliere se continuare a lottare senza risultati negando il processo naturale della diversità e del cambiamento, oppure accettare che esiste e direzionarlo dove meglio conviene.
Lo studio condotto da Sapio Research per Workday, su un campione di oltre 2.200 manager di aziende di vari settori, mostra che il 17 per cento delle aziende italiane dichiarano “di non avere intenzione di occuparsi, né ora né in futuro”. (Cos’è e perché è importante il Diversity Management (quifinanza.it). A fronte di questo 17 per cento che sceglie di “stare davanti alla roccia”, il restante 62 per cento sceglie di occuparsi del cambiamento e trovare nuove strategie. In Italia ancora la strada per accogliere la diversità ed il cambiamento è di certo lunga, per adesso rimane molto focalizzato sulle differenze di genere, più che su quelle culturali. Le differenze di genere infatti sono estremamente significative. Per approfondimenti in tal senso si rimanda alla lettura specifica https://www.amazon.it/Ora-mai-pi%C3%B9-Superare-gender/dp/B0BLGBKMFL.
Arriva La Diversity Management
Fortunatamente nel contesto lavorativo a livello mondiale ed europeo, si inizia a scegliere la seconda opzione ovvero quella di accogliere il cambiamento e chiedersi dove direzionarlo. La direzione strategica prende il nome di Diversity Management. Con Diversity management si intende l’insieme di iniziative, di pratiche e politiche, volte a rispettare le differenze individuali nel contesto lavorativo. Dirigere le forze in questo senso significa favorire l’innovazione e il cambiamento. (Diversity Management: che cos’è e perché è importante (randstad.it) Nello specifico, gli aspetti di cui si occupa il DM sono il genere, l’orientamento sessuale, religioso e politico, l’età e la disabilità fisica e/o psichica.
Cultural Diversity: Arrivare Ai Mercati Internazionali
Ogni lavoratore ha una storia. Ogni persona che lavora in azienda è unica e questa unicità può apportare grandi vantaggi. Le imprese spesso lamentano l’impossibilità di raggiungere una posizione efficace nel mercato internazionale. La chiusura interculturale e la “paura del diverso” possono essere una delle cause. I dipendenti di diversa etnia e cultura, infatti, possono offrire competenze e prospettive nuove, in linea con le richieste dei mercati internazionali. Inoltre, una diversità etnica e culturale all’interno dell’azienda è dimostrato che garantisce migliori performance complessive.
Gender Diversity: Più Profitto Per Le Aziende
Negli ultimi anni, il Gender Management è stato un tema diffuso, che ha ricevuto grande attenzione da parte delle aziende. Molte aziende hanno cominciato a mettere in atto politiche e pratiche per promuovere la gender equality in azienda, tuttavia, il superamento del gender gap è una strada ancora lunga ed in salita https://www.amazon.it/Ora-mai-pi%C3%B9-Superare-gender/dp/B0BLGBKMFL. Lavorare sulla Gender Diversity infatti richiede un impegno costante e che parta dai vertici, ovvero dai valori della cultura aziendale di riferimento. A questo scopo, le aziende stanno implementando una serie di iniziative, come programmi per il rientro al lavoro delle madri, spazi dedicati all’allattamento, servizi di assistenza per l’infanzia e congedi parentali. I benefici del Diversity Management sono supportati da numerosi report pubblicati ogni anno. È ormai ampiamente documentato che la presenza di diversità, piuttosto che uniformità di genere, incrementa le probabilità di conseguire profitti superiori alla media (Cos’è e perché è importante il Diversity Management (quifinanza.it).
Age Diversity e Il Valore dell’Equilibrio
Una branca del Diversity Management è l’Age Management che, attraverso interventi e iniziative, si impegna nel valorizzare i punti di forza di ogni dipendente in considerazione anche dell’età anagrafica. Generazioni nuove possono offrire competenze preziose, nuove energie, idee e prospettive, mentre le generazioni più anziane possono offrire esperienza e conoscenza acquisita sul campo. La parola chiave per la ricerca di questo equilibrio è flessibilità, così da far emergere i punti di forza di tutte le generazioni. Questo permette di avere una azienda più ricca, solida e completa da un punto di vista di competenze e reputazione.
Disability Diversity: la differenza è ricchezza
Le attività e le iniziative volte a promuovere la carriera delle persone con disabilità rientrano nella sfera del Disability Management. Questo approccio mira a promuovere la crescita professionale di persone con disabilità fisica e/o psichica, valorizzando le loro risorse nel contesto aziendale di riferimento.
La Scelta: Essere Umani O Solo Esseri Umani
Parlare di diversità, come avrete potuto osservare, non significa parlare solo di aziende, significa parlare della società in cui viviamo. La società, infatti, non è altro che un insieme di persone. Limitarsi a offrire una serie di dati e percentuali sulla diversity management in azienda, sosterrebbe l’esistenza di un dualismo implicito, secondo il quale il problema di valorizzare la diversità riguarda solo la sfera lavorativa, ma non è così.
Non si può parlare di valorizzare la diversità senza parlare di umanità. Il cuore di tutto questo sta nelle scelte che facciamo tutti i giorni. Per cui, una domanda che dovrebbe accompagnare ciascuno alla fine di questo articolo è: cosa posso fare oggi per dare valore alla mia umanità? Sarebbe infatti poco sensato e forse ipocrita impegnarsi nella diversity management in azienda e continuare a tirare la sigaretta per terra. La scelta di accogliere la diversità non segue la legge del dualismo, degli opposti o del vedere la realtà a compartimenti stagni. L’invito è tornare ad avere una visione integrata, a ricontattare quel senso di appartenenza alla terra e alla società che caratterizza la nostra natura sociale.
L’invito è di scegliere azioni coerenti con gli effetti: tornare alla nostra essenza, a non essere solo involucri perfetti, a non essere macchine, ma ad essere umani.
Azioni Nuove In Azienda
Nello specifico, nel contesto aziendale ci sono innumerevoli piccole azioni che si possono correggere e cambiare per andare nella direzione del successo, della produttività e del benessere. I benefici che ne derivano, infatti, sono innumerevoli, a partire dall’immagine dell’azienda, fino ad arrivare ad un aumento dei profitti. Alcune azioni correttive riguardano la promozione di nuove modalità di recruiting, di un impegno da parte della direzione nella diffusione di una cultura aziendale basata sulla valorizzazione della diversità e di iniziative che promuovano eventi e progetti che rafforzino questi valori in azioni pratiche.
Se vuoi prendere parte a tutto questo, scegliere di valorizzare la diversità e quindi il miglioramento della tua produttività, consulta il nostro sito e le nostre iniziative.
Sicuramente ci sarà qualcosa che farà al caso tuo, o magari, possiamo costruirlo insieme. Dopo tutto, ciascuno è diverso. Possiamo partire insieme proprio da qui, trovare la tua unicità.
Autrice: Silvia Izzo https://www.performatsalute.it/professionista/silvia-izzo/