di Maria Antonietta Spanu 

Ancora una volta, per proteggere il diritto “di contare” di una categoria soggetta a discriminazione si finisce con lo stigmatizzare qualche altra categoria.

Sui social infuria la polemica per il titolo “Chimica, il Nobel a due donne. Le Thelma e Louise del Dna” apparso sul Corriere della Sera (8 ottobre 2020). A provocare l’indignazione è stato il fatto che a due scienziate del calibro di Jennifer Doudna (Università di Berkeley) e Emmanuelle Charpentier (Max Planck di Berlino) sia stata associata l’immagine di due figure femminili quali Thelma, moglie trascurata dal marito, e Louise, cameriera insoddisfatta, che nel tentativo di evadere per un giorno dalla routine, restano avviluppate in una storia più grande di loro con un finale tragico. Sui social il titolo del Corriere è stato contrapposto al titolo comparso su Repubblica tre giorni prima: “Il Nobel per la medicina a Harvey Alter, Michael Houghton e Charles Rice per la scoperta del virus dell’epatite C”. Il confronto è impietoso.

Ma le polemiche non si fermano al titolo, e investono la categoria dei giornalisti, in particolare quello che, nell’opinione comune, ha composto l’articolo.
A questo punto è necessario fare un po’ di chiarezza.

Indubbiamente il titolista del Corriere è incappato in una brutta gaffe. Nella fretta di chiudere un titolo sensazionalista nel rispetto della brevità solitamente richiesta ai titoli e in mancanza di riferimenti culturali più adeguati, ha ripreso in modo maldestro una citazione comparsa nell’articolo, quel brutto riferimento a Thelma e Louise.

Ma nell’articolo non c’è nessun elemento che possa essere tacciato di sessismo. Come segnala anche il Foglio (10 ottobre 2020), l’autrice, Anna Meldolesi, è una donna, biologa e giornalista esperta di editing genomico. Il suo articolo inizia così: “Le Monde le aveva soprannominate le Thelma e Louise del Dna, ma la loro avventura (a differenza di quel memorabile film) ha il lieto fine più bello: il premio dei premi, la consacrazione di Stoccolma”. Sia pure con garbo, l’articolo e la sua autrice prendono nettamente le distanze da quell’infelice appellativo utilizzato da Le Monde già nel 2016(*).
La struttura della frase e quel ‘ma’ in posizione strategica sono segnali linguistici che non lasciano spazio alle ambiguità. Per chi volesse verificare, l’articolo del Corriere è disponibile su https://lostingalapagos.corriere.it/2020/10/08/la-coppia-da-nobel-piu-bella-del-mondo/

C’è un’altra questione importante. Nel (lodevole) intento di segnalare l’ennesima adozione di uno stereotipo sessista, su Facebook l’istituto Labodif chiede quale sia il nesso tra due “straordinarie scienziate” e “una cameriera e una casalinga scappate da due vite soffocanti”. La risposta non detta, ma ovvia, è “Nessuno”. Purtroppo anche la frase di Labodif si rivela alla fine piuttosto infelice, in quanto produce l’implicazione che l’aggettivo “straordinarie” non ha alcun nesso con la figura della cameriera e della casalinga. In altre parole non può esserci straordinarietà in una cameriera e una casalinga. Il post di Labodif fa riferimento alla cameriera e alla casalinga del film, certo, ma sappiamo come funzionano queste cose – e le persone che quotidianamente combattono contro le espressioni sessiste non fanno che ripeterlo: una parola riferita a una donna è una parola riferita all’intera categoria. Cameriere e casalinghe avrebbero dunque tutto il diritto di sentirsi offese per essere state private del diritto alla straordinarietà. E offese anche con qualche ragione.

Infine, un’ultima riflessione.

Se il titolista del Corriere, e anche un giornale autorevole come Le Monde, hanno potuto immaginare un accostamento così (anche linguisticamente) infelice, è perché di fatto non è immediato trovare esempi femminili di sorellanza professionale di successo. Così, anziché limitarci a stigmatizzare chi ha sbagliato, sarebbe più produttivo impegnarci a incrementare la disponibilità di riferimenti positivi. E chissà che il prossimo titolone celebrativo non reciti “come Jennifer e Emmanuelle” o, meglio ancora, come “Doudna e Charpentier”.

 

(*) “Les nouvelles icônes de la biologie, ses Thelma et Louise”: https://www.lemonde.fr/festival/article/2016/08/01/la-piste-aux-etoiles_4977125_4415198.html.