di Gabriella Magistro
Davanti alla guerra Russia – Ucraina che come tutte le guerre risulta assurda fino a farci perdere le parole, l’8 marzo si pone come un momento di riflessione indispensabile. Ancora oggi le donne sono sottorappresentate nella politiche nazionali dei vari paesi. La situazione varia da paese a paese, ma ovunque, anche in Europa, si registra una presenza femminile nelle istituzioni decisamente bassa, o comunque non adeguata alla popolazione femminile. Forse, quindi, vale la pena riflettere sulla scarsa presenza femminile nei luoghi decisionali e dirigenziali sia nel privato sia nel pubblico e su come questo possa incidere anche sugli equilibri geopolitici. Se è vero, come affermava Carla Lonzi, che la guerra è stata da sempre l’attività del maschio e il suo modello di comportamento virile, c’è da riflettere da una parte su quanto questo abbia determinato profonda sofferenza e segregazione per tutti i generi e dall’altra su come cambierebbero gli equilibri mondiali se si mettessero in campo alcune caratteristiche più tipicamente femminili, ad esempio le capacità di empatia, di ascolto, di negoziazione.
Hannah Arendt scriveva in Che cos’è la politica: “Se questo mondo di relazioni viene devastato allora alle leggi dell’agire politico si sostituisce la legge del deserto e trattandosi di un deserto tra uomini esso scatena processi devastanti. Tali processi non è mai stato possibile arrestarli prima che trascinassero nella rovina un intero mondo con tutta la sua ricchezza di relazioni”. Un deserto creatosi, forse, per la mancanza di alcune qualità necessarie per mantenere gli equilibri e la pace, uno spazio vuoto in cui le donne, pur davanti allo sfacelo di un conflitto drammatico, lanciano un urlo di battaglia e di speranza. Le femministe russe, infatti, nel Manifesto della resistenza femminista contro la guerra scrivono: “Come cittadine russe e femministe, condanniamo questa guerra. Il femminismo come forza politica non può essere dalla parte di una guerra di aggressione e occupazione militare. Il movimento femminista in Russia lotta per i soggetti più deboli e per lo sviluppo di una società giusta con pari opportunità e prospettive, in cui non ci può essere spazio per la violenza e i conflitti militari”.
“La guerra – si legge ancora – intensifica la disuguaglianza di genere e mette un freno per molti anni alle conquiste per i diritti umani. La guerra porta con sé non solo la violenza delle bombe e dei proiettili, ma anche la violenza sessuale: come dimostra la storia, durante la guerra il rischio di essere violentata aumenta di molto per qualsiasi donna. Per questi e molti altri motivi – prosegue il manifesto -, le femministe russe e coloro che condividono i valori femministi devono prendere una posizione forte contro questa guerra scatenata dalla leadership del nostro Paese”.
Nel Manifesto è presente anche un appello alle femministe di tutto il mondo in cui si chiede di partecipare a manifestazioni pacifiche e lanciare campagne offline e online contro la guerra. Appello colto anche in Italia da diversi gruppi e associazioni per cui per la giornata di oggi sono previste in molte città: manifestazioni, scioperi e cortei contro la guerra e contro il patriarcato.